Anticiclone e niente freddo

Voglio la neve!
Almeno facesse le onde...
Odio il freddo.
Prendo quel che viene.



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   Storie » E' Destino  
 
Pubblicato Mercoledì 22 Giugno 2005 da dir
 
 

Surf da onda
Il giorno era volato, accostando ulteriormente il trascorso clima estivo a quello settembrino, che con una candida brezza, rendeva ancor piacevole le ultime giornate di mare e di onde. La frenesia, l’eccitazione, erano...

...nulla se confrontate con quanto Antony provasse dentro. Un lieve sorriso accarezzò il volto di lui e senza neppure accorgersene si ritrovò a sussurrar fra sè e sè “Ci siamo”, conscio oramai che non vi fosse alcun motivo di sognar ad occhi aperti, fra due giorni il viaggio sarebbe stato reale quanto i polverosi granelli di sabbia che ora, ospitavano e donavano tepore ai suoi piedi.
Una mano, immergendosi nello spaesato infinito granuloso sotto di essa, risalendo, con quiete esistenziale, fece scorrere quanto appena stretto bramosamente. Nel fissare quella temporanea cascata polverosa, il ragazzo venne pervaso da un’alta marea di immagini, che inizialmente toccarono soltanto il fondo, ma che l’istante successivo riempirono totalmente la sua diga di pensieri. La North Shore, Oahu, finalmente ciò a cui aveva ambito negli ultimi 10 anni lo aspettava al varco dei seguenti due giorni. Quante volte, fra uno straordinario ed un altro, per raccimolare la debita cifra che avrebbe permesso lui di passare 20 giorni in quel paradiso, si era incoraggiato <“Antony...”> affinchè la stanchezza di quelle <”Antony.....!”> imperturbabili e logoranti ore di <”Antony!!.. cazzo, ci sei? O sei già partito?”>. Quasi sobbalzando, interrotte le congetture, il corpo sussultò e lo sguardo, riportandolo sull’immediata realtà si spostò su Marco. “Scusami, ero... ehm, e,.. niente...niente” con tono impacciato. L’altro, fissandolo con un sopracciglio alzato, strette le spalle, proruppe orgoglioso “La pupa,è finita, aspetti forse che io te la mandi per corriere, una volta arrivato alle Hawaii?” e con fare divertito, posò una mano sulla spalla dell’amico che di scatto, alzandosi, rinvigorito dalla notizia, esclamò con irruenza , sgranando gli occhi “Andiamo!, fammela vedere“, subitanea , la risposta dello shaper assunse i contorni di una dolce realtà “Vieni, è in macchina”.
Un cofano aperto, e due 27’enni entrambi indaffarati su di una tavola da Surf alta circa 190 cm dove come inchiostro su carta, si scorgeva la scritta “Eternity” sormontata da una enorme X sulla epoxy.
Questo il quadro di vita, così come appariva a chi fissasse i due amici. Nel duo, Antony muovendo entrambi i palmi, con movimenti lenti pareva intento nel donar piacere alla tavola, che scorreva sotto le sue estremità, e per quanto possibile, di riceverne. Fu una reciproca iniziatica attrazione, che li avrebbe condotti verso un destino difforme, dettata dalle dimensioni di Lei, [6’2” – 20 ¼ - 2 ½ ], e da quanto Lui sapesse come soddisfare i piaceri che una Tavola, silenziosamente, si aspettava dal suo compagno. Lo stesso, poi, afferrata la pinnetta centrale delle tre che si ergevano dalla tavola completamente resinate alla medesima, rigirando cautamente il corpo, fece scivolare lo sguardo sull’altro lato della superficie. Un fremito lo percosse, ed un unico desiderio si materealizzò nella sua mente “La devo provare. Subito. Prima che parta”. L’amico di sempre, compiaciuto soggiunse “Noto che ti garba. E’ da sperare solo, che le condizioni lo permettano” roteando le azzurre iridi verso il cielo, e, scrutando successivamente, l’orizzonte che si stagliava su quella minuta parte di bacino adriatico. Quasi quell’asserzione fosse una profetizzazione, istantaneamente, un leggero vento dapprima, scosse le fronde degli alberi, quindi increspò con sempre maggior vigore la superficie del mare. Era Destino.
La mattina dopo, 28 ore distanziavano Antony dal Pacifico, 2 km dall’home spot , che vennero divorati dall’auto. Pur essendo le 7 del mattino, non era l’unico, anzi. Mirco, ed alcuni suoi compagni erano posizionati in line-up. La loro gioia si poteva scorgere da riva, set di 3 – 4 onde, accostavano alla loro fermata, concedendo ad uno per colpo di proseguire verso la vita che si srotolava in direzione Est. Lunghe erano le sinstre che si dimenavano, per la prima volta in 10 anni, regolari, spazzate nel labbro da un leggero off-shore. Nulla era complesso, le dimensioni delle stesse, potevano essere l’unico ostacolo mentale, accompagnato da scogli affioranti sull’estremo lato del break, che ponevano la parola fine a quelle magiche onde.
Istintivamente, dopo aver osservato Mirco prenderne una, si gettò esterno rispetto al fronte in cui rompevano le onde. In 3, 4 minuti senza sentir il minimo affanno, fu insieme agli altri. Il nose e tail sottolivellati rispetto alla superficie del mare, fremevano quanto colui che sorretto, si trastullava della magica atmosfera. Passarono poco più di 30 secondi, ed arrivò la prima.
Le mani con sempre maggiore intensità, entrando ed uscendo dall’acqua quasi boccheggiassero alla ricerca di ossigeno, facilitarono il compito dell’onda. Ripida, scoscesa, Antony la prese, e con un leggero bottom si portò in parete. I polpastrelli della sinistra contavano i metri che la natura stava concendendo loro, firmando allo stesso tempo con costanti righe, quanto di meglio stessero godendo. La velocità era fantastica, e con un leggero movimento del bacino, accompagnato dal tronco inferiore, la tavola scendeva e saliva lo stesso immenso gradino per metri e metri. Il ragazzo in procinto di partire era in preda all’euforia.
Mirco che fissava compiaciuto l’amico, accigliò il sorriso, e d’un tratto le parole che uscirono macchinamente dalla sua bocca, furono un preludio di ciò che avvenne “Antony, lasciala... gli scogli.. ti stai avvicinando troppo agli scogli”.Un misto di paura ed apprensione riecheggiò nello spot, e colui al quale erano rivolte quelle urla, captato il pericolo, ad un metro di distanza dalla prima roccia, evitò l’impatto, ma superatala, nel tentativo di virare verso l’onda che closava, il laccio si impigliò. Successe tutto bruscamente. La tavola ad una velocità inaudita continuo per un brevissimo istante la sua corsa infrangendosi sulle restanti pietre, mentre Antony strattonato con irruenza dal leash, volò in mare urtando con la fronte uno degli scogli. L’ultima cosa che i suoi occhi scrutarono senza interesse alcuno, fu l’acqua del bacino, che trasportandolo sul fondo sabbioso, si tingeva di rosso.
Era Destino.

Decise di prendersi una pausa, era a buon punto con il lavoro, e l’ennesima tavola non avrebbe recriminato in alcun modo se non si sarebbe vista terminata entro sera. Stranamente, il ricordo di Lui, quel pomeriggio incombeva come un macigno, forse, a causa di quella Eternity distrutta in due pezzi, che aveva ricacciato dopo un anno da quando l’aveva shapata e vista morta il giorno dopo. Antony gli mancava, e quelle dure immagini, lo sgomento, di quando lo chiamarono alle 8:00 di mattino di un anno fa esatto, per avvisarlo che il suo amico...era...era..., erano tanto vivide quanto la polvere acrilica che aleggiava nella stanza da lavoro. Mentre era assorto nei suoi pensieri, il telefonò squillò. Rispose, “Pronto?”, all’altro capo una voce solare controbbattè “We, ah bello, sciao!!”, un leggero sorriso proruppe nell’espressione seria di Marco “Vecchio bastardo, stavo proprio pensando a te.“

Era Destino,
destino che lui quel viaggio lo facesse, destino che restasse talmente affascinato da quanto visto in quella parte di pianeta, da volerVi restare, destino che il mare, quel giorno non lo prendesse a sè, ma energicamente lo restituisse al Vivo mondo, donandogli ulteriore voglia di Onda , sempre e per sempre, più di ieri... e.. meno di domani.

 
 
 

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